L’innovazione che funziona? Quella ad alto impatto, capace cioè di sviluppare nel minor tempo possibile, al minor costo e – soprattutto – in anticipo sulla concorrenza prodotti e servizi innovativi in grado di generare valore per il committente. È il principio cardine della impact innovation, che verrà presentata durante una quattro giorni di workshop (Milano, 5-6 e 19-20 novembre 2015) in occasione del quale top manager italiani sono stati invitati a misurarsi con le esperienze sul campo delle migliori aziende italiane e straniere che, in questi anni, hanno saputo tradurre le proprie idee di sviluppo in processi, prodotti e servizi di successo.
Tra i partner dell’evento, il Gruppo Sacmi che, fin dal 2008, ha fatto dei principi della lean innovation – il primo progetto di questo tipo fu applicato alle presse ceramiche per ridurre in modo decisivo i tempi di cambio stampo – il filo conduttore del proprio agire aziendale, applicandola prima ai core business (ceramica, packaging, food), quindi interpretandola come metodologia generale per rivoluzionare ed incrementare l’efficienza dei processi aziendali, in sintonia con le best pratice mondiali, su tutte quella di Toyota.
Non a caso, tra i protagonisti della quattro giorni milanese vi sarà proprio Jeffrey Liker, massimo studioso internazionale del Toyota Way, accanto a Luciano Attolico, tra i principali esperti europei di lean thinking e a.d. di Lenovys, società di ricerca, consulenza e formazione specializzata in lean management, già partner di Sacmi nei singoli progetti di implementazione della nuova metodologia. Che ora si rinnova, nel segno dell’innovazione “ad alto impatto”, allargando il campo dallo sviluppo prodotto alla creazione di un mercato di riferimento, dalla mappatura dei processi aziendali alla capacità di ascolto e all’analisi dei bisogni dei clienti: “Negli attuali scenari di mercato – spiega Luciano Attolico – non è più sufficiente proporre innovazioni di processo e di prodotto stand alone. Queste vanno inserite in una complessiva strategia aziendale di cui sono parte integrante la valorizzazione dell’eccellenza individuale e sociale, nonché di tutti quei servizi che rappresentano un valore aggiunto per il cliente e sono percepiti come unici e distintivi rispetto ai competitor”.
Innovazione ad alto impatto: l’unica che consente di aumentare i fatturati, la quantità e la qualità delle idee generate, il tasso di conversione tra queste ultime e i prodotti di successo e, infine, costi e tempi di sviluppo: un concetto ben chiaro alle aziende partner dell’evento milanese, tra cui, insieme a Sacmi, figurano realtà del calibro di Lavazza, Lamborghini, Eataly, Gruppo Ethos, Flexform, Ruffino, Nautes. “Toyota, e più in generale tutte le aziende di successo – prosegue Attolico – dimostrano con le loro esperienze che alla committenza importa molto poco dell’organizzazione interna, di quanto in sostanza le aziende siano brave a tagliare i costi e ridurre gli sprechi. Ai clienti importano poche e semplici cose dei prodotti o servizi proposti: che impatto hanno nella loro vita privata e professionale; che valore hanno dal loro punto di vista; se sono percepiti come unici e distintivi nel mercato; che significato hanno; quanto costano e se sono ritenuti convenienti rispetto al valore attribuito”.
“Come Gruppo Sacmi – spiega il direttore generale, Pietro Cassani – abbiamo investito ingenti risorse, nel corso degli anni, per affiancare all’attività di ricerca sulle singole soluzioni tecnologiche una politica aziendale volta a creare ulteriore valore aggiunto per il committente. Aprendo sedi e società in tutto il mondo, ad esempio, per operare il più vicino possibile ai mercati di riferimento e accrescere la nostra capacità di ascolto delle esigenze dei clienti. Valorizzando al massimo livello il capitale umano, formando tecnici in loco e continuando allo stesso tempo ad investire risorse nell’attività di R&S effettuata negli stabilimenti italiani. Tra le molteplici sfide che abbiamo di fronte, da questo punto di vista, c’è il grande tema della logistica di magazzino, dove stiamo lavorando con i massimi protagonisti internazionali del settore allo sviluppo di soluzioni innovative ed integrate”.
Sì, perché a sentire gli esperti di lean thinking gli ulteriori margini di sviluppo, sotto questo aspetto, restano enormi. Basti pensare che, secondo le stime di Toyota, l’implementazione di quella che il prof. Liker ha definito la “lean 2.0” (il nuovo sistema di product and process platform di Toyota, denominato TNGA) porterà ad un’ulteriore riduzione delle risorse, pari al 20%, per lo sviluppo di nuovi modelli, mentre la riduzione dei costi per la realizzazione di nuovi impianti produttivi potrebbe sfiorare il 40%, con il tempo di lancio di nuove auto a zero immissioni ridotto del 50%. Numeri in grado di fare la differenza in termini di competitività attuale e potenziale, liberando risorse per la gestione e lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e servizi ad alto impatto e valore aggiunto, capaci perciò di incidere davvero su fatturati e margini.